DOCUMENTO POLITICO 2023

A 13 anni dalla fondazione, linee guida per alcune primarie sfide del nostro tempo

CHI SIAMO

PROGETTO NAZIONALE è una Associazione Culturale e un Laboratorio Politico che ha visto la luce nell’estate del 2010, inizialmente all’interno dello storico partito politico Movimento Sociale Fiamma Tricolore, da cui si staccò iniziando un percorso indipendente.

COSA VOGLIAMO

Progetto Nazionale vuole riportare la Politica al vertice del potere.

RIPARTIRE DAL TERRITORIO

Per Progetto Nazionale il tema del territorio è centrale, per questo si struttura in snelli circoli territoriali. Nostro proponimento è di ritornare ad assegnare la giusta importanza al territorio e alla competizione locale, senza mai abbandonare comunque la visione d’insieme, nazionale, europea ed internazionale.

A CHI CI RIVOLGIAMO

Progetto Nazionale si rivolge:

– a quanti credono che gli individui non esistono al di fuori delle comunità;

– a quanti non si identificano nell’inflazione della «politica dei diritti»;

– a coloro che non accettano la disgregazione in atto delle strutture sociali;

– a coloro che rifiutano il liberismo come filosofia politica che provoca l’atomizzazione sociale, legittimando la ricerca da parte di ognuno del maggior interesse, restando così insensibile ai concetti d’appartenenza comunitaria e popolare (non in senso plebeo);

– a chi non si riconosce nel binomio consumatore universale/produttore universale;

– a quanti si ribellano all’idea – e alla realtà – di una società ridotta ad un supermercato, auspicando un modello alternativo.

Non ci piacciono affatto, invece, fenomeni autoreferenziali, menti ingessate e sclerotiche, psicopatici, “alfieri” della “purezza” che criticano tutto e tutti, apologeti della “tabula rasa” senza predisposizione costruttiva e profittatori.

L’OPZIONE ELETTORALE

Progetto Nazionale non nasce come un partito politico e tale non vuol essere, ma è nostra ferma intenzione non precluderci alcunché, anche sul piano elettorale. Essendo animati da una volontà partecipativa e da spirito propositivo, siamo estranei alle logiche (auto)ghettizzanti e alla politica urlata; per questo seguiamo con grande attenzione le dinamiche politiche (sia locali che nazionali) pronti a fare, di volta in volta, le nostre valutazioni, a mettere in campo le nostre strategie e ad operare le nostre scelte, ivi comprese quelle elettorali laddove e qualora lo riterremo praticabile, necessario, giusto. Per questo – fin dalla nostra nascita come associazione – siamo aperti a collaborazioni, sinergie, patti federativi con i partiti nazionali, nell’ottica di percorsi comuni su battaglie politiche e obbiettivi condivisi, nel mantenimento della nostra autonomia.

IL METODO E LA FILOSOFIA

Siamo convinti che talune idee e proposte, affermate con toni pacati ed intelligenti all’interno delle istituzioni possano spesso arrivare assai più lontano di quelle sbraitate fuori. Crediamo ad una Politica che sia al contempo di indirizzo e di servizio, cercando di mantenere una visione spirituale, eroica ed agonistica della vita. Crediamo che anche per una realtà associativa – quale è Progetto Nazionale – nel suo percorso di impegno civico e di passione per la Polis sia possibile porsi come soggetto politico nelle dinamiche locali, continuando a difendere il proprio diritto di pensare “differente”, di costruire e di conquistare il nostro futuro. Etica, responsabilità, sacrificio, disponibilità, presenza ed impegno costante sono le cifre politiche che contraddistinguono l’operare dei nostri rappresentanti ed amministratori locali di riferimento che siamo fino ad oggi riusciti a far eleggere. Centrati sulle nostre idee cardine, siamo aperti al confronto e al dialogo, mentre non crediamo nella logica della contrapposizione a prescindere. Alla negazione preferiamo di gran lunga l’affermazione.

ITALIA-EUROPA

Rivendichiamo un’Italia – esaltatrice delle proprie virtù e rettificatrice dei propri vizi – protagonista nel quadro in una confederazione continentale rivoluzionata rispetto all’Europa malintesa e incompiuta di oggi, mal rappresentata dall’Unione europea targata Maastricht e Francoforte, che all’Europa non ha ancora saputo dare un’anima, una identità politica, una progettualità con un senso compiuto, una immagine di civiltà.

Sentirsi europei in quanto italiani!

Vogliamo un’Italia né subalterna né ostile agli assi europei trainanti, ma di pari dignità nei momenti di partecipazione ai tavoli decisionali.

Vogliamo una Europa animata da volontà di potenza; una Europa quindi armata, sovrana, equa, che aneli alla giustizia sociale, partecipativa, nel solco di una terza via, che non si faccia strumentalizzare e muovere da forze nemiche di ogni dove per assenza di identità e di consapevolezza; una Europa che sappia armonizzare le specificità, le eccellenze, le potenzialità dei suoi componenti e non grigio luogo – soffocato dalla burocrazia – di ricomposizione di beghe da bottegai.

In una simile Europa, rimodellata su nuovi paradigmi, auspichiamo il perseguimento e la valorizzazione della naturale proiezione geopolitica dell’Italia quale confine e al contempo ponte tra l’Europa, il mondo Mediterraneo e del Vicino-Medio Oriente.

Europa potente e una. Farsi potenza da sé, consapevoli che la nefasta influenza delle potenze di fuori ne fa dei creditori e non degli amici.

Viviamo nell’epoca dei grandi blocchi, regionali, continentali: un giorno, il prima possibile – ne va della nostra esistenza! – volenti o nolenti, l’Europa dovrà essere nazione, confederazione, impero, quel che sarà…ma questo impone il nostro tempo.

In sintesi: Italia-Europa-Rivoluzione.

IDENTITÀ

Progetto Nazionalerigetta al mittente cosmopolita il negazionismo dell’identità, fatto di rifiuto della propria nazione, della propria storia, della propria cultura, dei propri avi, del rapporto con la religione e con il genius loci. Il legame tra popolo e terra è per noi inscindibile, motivo per cui rigettiamo l’equivoco che vorrebbe ridurre i concetti di cittadinanza e di appartenenza ad una semplice questione burocratico-legalistica, secondo la quale in uno Stato conterebbe semplicemente la presenza di una massa di individui intercambiabili che pagano le tasse. Un popolo non è intercambiabile con un altro così come non è intercambiabile con un’altra la terra in cui ci si è insediati. Vi è un nesso verticale, spirituale, tra un popolo e lo spazio fisico che questo occupa, ce lo insegna Roma, la sua storia, la sua grandezza e la sua decadenza.

Vogliamo marcare la distanza siderale tra noi – patrioti italiani ed europei – e chi vorrebbe svergognare le nostre radici – e ciò che da esse segue – esaltando tutto ciò che ci è lontano ed estraneo.

Nessuna concessione alla cosiddetta cultura della cancellazione e all’ideologia woke che la ispira. Restiamo fedeli alla massima che «esistere è combattere ciò che ci nega».

DEMOGRAFIA

Dovremmo considerare quella demografica come la vera primaria questione politica attuale. L’urgenza che investe direttamente la sopravvivenza e la continuità nel tempo. Non è possibile restare indifferenti oltre agli esiti dell’esiziale declino demografico che ha investito l’Italia e l’Europa. I dati sono impietosi nella loro drammaticità. Dobbiamo essere chiari: non è una questione risolvibile solo in termini di aiuti ed incentivi di carattere economico e sociale, di cui non neghiamo peraltro la forte necessità. Basta osservare come il raggiungimento del benessere materiale diffuso abbia inciso sulle caratteristiche degli individui e delle collettività di fronte ai problemi della vita e dei rapporti con gli uomini tanto da indurre ad affrontare ogni questione – inclusa quella delle nascite – in termini di mera utilità economica, senza volgere lo sguardo ad esigenze più alte. L’essenza del regresso delle nascite (non è la prima volta che si manifesta in Europa) ha una essenza riconducibile ad una sorta di processo di “secolarizzazione” della civiltà europea, che la sta conducendo alla perdita del superiore nesso organico, sempre più lontana dai propri riferimenti, dai propri usi, dai propri costumi, dalla propria eredità ancestrale, dalla propria Tradizione, e sempre più pervasa dal modello cosmopolita e da una mentalità economicista e materialista. La patria oggi per molti corrisponde al luogo dove si vive economicamente meglio! E quando si sente parlare di “amor di patria” ci si riferisce quasi sempre ad un «patriottismo costituzionale».

Prevale giorno dopo giorno, anno dopo anno, il tipo umano cerebrale, opportunista, “irreligioso”, edonista, legato al denaro ed errante. Trionfa l’ideologia dell’evasione e del godimento e sempre più diffusa è l’indifferenza all’esigenza di dare e darsi una continuità nel futuro; continuità alla propria famiglia, alla propria stirpe, alla propria nazione. Non si trovano più motivazioni ragionevoli per doversi impegnare nella procreazione (vista come inutile fatica dispendiosa), nel vedersi come genitori anziché compagni di vita. Per tentare di porre freno al lungo inverno demografico e risalire la china occorre una vera e propria rivoluzione, nei cuori, nella cornice di pensiero, nei costumi; e per praticarla servono decisionismo politico combinato ad una forte autorità morale.

IMMIGRAZIONE

Premesso che quello dell’immigrazione è un tema che non può essere analizzato, ragionato e affrontato prescindendo da quello della demografia, urgono, nell’uno come nell’altro campo, misure inderogabili ma anche visioni di lungo periodo.

Poche altre nazioni europee sono sottoposte alla pressione immigratoria più dell’Italia, che per ragioni geografiche di facile comprensione è più esposta all’esplosione demografica afroasiatica. Occorre un contrasto immediato, deciso e concreto sia sulle rotte (non solo marittime) dell’immigrazione clandestina di massa che interessano l’Italia (e quindi l’Europa), sia al sottobosco associativo dei professionisti dell’affare dell’accoglienza. I presìdi comunitari vanno posti innanzi alle proprie responsabilità sulla necessità inderogabile di esercitare il controllo dei confini europei fronte ad una immigrazione illegale su vasta scala che rappresenta un grave problema per l’identità, di sicurezza e una minaccia alla stabilità, non solo italiana ma anche europea.

Attivazione di tavoli diplomatici multilaterali di collaborazione con le nazioni di partenza e di transito degli immigrati, miranti al miglioramento delle condizioni di vita locali e all’apertura di canali per il rimpatrio dei clandestini.

ECONOMIA-LAVORO

Progetto Nazionale è per una riforma fiscale volta alla detassazione delle spese delle famiglie italiane in cui la tassazione dei redditi deve avvenire al netto delle spese di gestione familiare e in cui solamente il reddito netto deve costituire base imponibile; tassazione sull’extra-gettito dei grandi gruppi multinazionali e del sistema bancario; progressivo aumento del taglio del cuneo fiscale, perché solo riducendo il costo del lavoro si può incentivare l’occupazione; reintroduzione dei voucher per facilitare settori di grande rilevanza per la nostra economia come turismo ed agricoltura; introduzione del tetto salariale minimo, come già adottato in altri paesi europei; rilancio delle grandi opere pubbliche finanziate attraverso l’emissione di una moneta parallela interna, così da non creare debito ed aumentare l’occupazione.

I cambiamenti in atto nel mondo dell’industria e del lavoro legati allo sviluppo tecnologico (Green economy, intelligenza artificiale, industria 4.0, etc.), sono trasformazioni che vanno affrontate come potenzialità da cavalcare ed indirizzare, armati di una idea precisa, centrata, di uomo e società.

SANITÀ

Stop ai continui tagli alla sanità pubblica e diritto alla salvaguardia del diritto alla salute, garantendo una sanità statale con estensione delle prestazioni medico-sanitarie esenti da ticket; soprattutto per le fasce sociali più deboli, in particolar modo per i bambini, rilanciando la medicina scolastica preventiva, e per gli anziani. Contrasto all’obbligo vaccinale a favore della libertà di scelta. Chiarezza sull’emergenza Covid-19 e sostegno alla Commissione d’Inchiesta sull’operato dei responsabili politici e sanitari coinvolti nella gestione. Riabilitazione della figura del medico di base, nell’assolvimento della sua reale ed originaria funzione di filtro tra il paziente e le ASL soprattutto per alleggerire i Pronto Soccorso.

Maggior considerazione in ambito medico e ospedaliero delle linee guida della corretta alimentazione e delle terapie nutrizionali per le patologie croniche con più ampia incidenza sulla nostra popolazione.

GIUSTIZIA

Chiediamo un’urgente riforma della giustizia che va resa efficiente, rapida (pur nel rispetto delle garanzie del nostro ordinamento giuridico) e libera dalle pressioni di una branca della magistratura politicizzata e ostinatamente aggrappata ai propri privilegi. Proponiamo la separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti e la responsabilità civile (e penale se dimostrata l’intenzionalità persecutoria) dei magistrati stessi, per consentire a qualsiasi cittadino danneggiato da un provvedimento, per colpa grave o dolo del magistrato, di ottenere da quest’ultimo responsabile il risarcimento dei danni provocati.

MINORI, AFFIDAMENTI E ASSISTENZA SOCIALE

Lo scandalo di Forteto, quello di Bibbiano, il problema degli affidi, hanno portato alla luce un sistema atrocità, di abusi, di connivenze, di favoritismi e di profitti sulla pelle dei bambini e delle famiglie. Dalle numerose azioni di protesta ed interrogazioni parlamentari si è potuto arrivare alla conclusione che nel 70-80% dei casi questi bambini possono essere aiutati a casa loro.

Deve essere rivista la legge 328/2000 che prevedeva per i Comuni al di sotto dei 5000 abitanti di essere convenzionati da un Assistente Sociale inglobando di fatto la vecchia legge 285/1997. Cancellare la legge 170/2010 che afferma e riconosce la dislessia (DSA, ADHD) come disturbo dell’apprendimento esponendo il minore all’allontanamento dalla famiglia e l’affidamento in strutture private (Cooperative Sociali, Case Famiglia, etc.).

Proponiamo di statalizzare tutto l’attuale comparto che vede nei bambini un enorme costo per i Comuni ed una enorme profitto per le strutture di accoglienza troppo spesso in affari con psichiatri e assistenti sociali.

AGRICOLTURA E AGROALIMENTARE

Salvaguardia e rilancio del prodotto italiano agricolo ed agroalimentare, sostenendo filiera, produttori ed operatori agricoli. Rinegoziazione delle PAC (Politiche Agricole Comunitarie) e promozione di un piano strategico in ambito europeo per la sicurezza alimentare. Promozione dei marchi di qualità, di nuove biotecnologie agrarie, della cultura, della tradizione rurale e del territorio. Incentivare l’educazione alimentare già dalle primarie scuole di infanzia e attraverso le società sportive. Agevolazioni fiscali per i gestori di locali o servizi di ristorazione che utilizzano i prodotti locali (“km o”), i prodotti biologici, i prodotti legati alla stagionalità e quanto più possibile non trattati o raffinati; idem per le aziende del settore alimentare o agroalimentare che impiegano prodotti locali, farine non raffinate, integrali o farine di legumi, semi oleosi o cosiddetti pseudocereali (grano saraceno, quinoa, etc.) e oli vegetali.

ECOLOGIA

La nostra è una visione identitaria dell’ecologia.

Tutela della natura e contrasto all’inquinamento sono battaglie giuste in sé, che non si possono relegare e regalare all’ambito della sinistra politica, come qualcuno è erroneamente portato a credere. Anzi, sono battaglie nostre culturalmente!

Sbagliata è invece quella visione ambientalista di stampo progressista, nemica dell’Identità, che vede l’Uomo nemico della Natura. Non scordiamo che chi rivendica – a buon diritto – la salvaguardia delle biodiversità in riferimento esclusivo a specie animali e vegetali e si straccia le vesti per la progressiva cancellazione delle diversità del mondo, omette però colpevolmente di dire che questo vale anche per popoli e culture.

Pur riconoscendo taluni eccessi riprovevoli di una tecnologia che talora altera gli equilibri ecologici naturali in misura irreparabile, non crediamo che ci si possa astrarre dalla realtà socio-economica in cui viviamo fino al punto da sognare impossibili ritorni sic et simpliciter ad una società di tipo prevalentemente rurale, bucolica, come accade per certo ecologismo d’accatto viziato da utopie ideologistiche.

Siamo sordi alle sirene di certo ambientalismo ideologizzato, catastrofista e apocalittico in materia di surriscaldamento globale, cambiamenti climatici e “transizione ecologica”, sbandierato da alcuni movimenti ecologisti tanto in voga mediaticamente. Il rispetto per la Tradizione, così come per l’Ecologia, implica per noi il dinamismo di «trasmettere», non il conservatorismo del «mummificare»; il che non ci permette di rifiutare a priori quanto di positivo anche la nostra epoca può offrire; è giusto coltivare fiducia nelle potenzialità dell’innovazione per l’individuazione approcci, percorsi e soluzioni di natura futurista anche in tema ecologico. Bisogna liberarsi dalla fola dell’“energia pulita”, a “impatto zero” senza mai abbandonare la ricerca di risposte tecniche il meno impattanti possibile dal punto di vista ambientale.

FONTI ENERGETICHE

Progetto Nazionale è fin dalla sua costituzione favorevole all’opzione energetica del nucleare civile (e in particolare al nucleare pulito di quarta generazione); va parallelamente perseguita la strada del rafforzamento della produzione di gas nazionale, e più in generale quella della diversificazione del “cocktail energetico”, al fine di diminuire la dipendenza dalle importazioni e raggiungere il maggior tasso di autosufficienza in un mondo comunque sempre più interconnesso.

Introdurre facilitazioni all’efficientamento energetico, favorendo fotovoltaico ed eolico, snellendo iter per interventi strutturali su edifici pubblici e privati. Promozione alla ricerca e potenziamento di progetti a supporto di biocombustibili, idrogeno, biometano e biomassa, attraverso anche ad una mappatura delle fonti cosiddette rinnovabili.

SCUOLA

La scuola di oggi, “democratica”, “progressista”, “inclusiva”, quella stessa scuola dove chi arriva da situazioni difficili non ce la fa non per il disagio da cui proviene ma perché la scuola stessa non è stata capace di elevarlo, è divenuta altro: centro di socializzazione, di aiuto psicologico, di formazione alla cittadinanza”. E per fare questo, ha abbassato pesantemente la qualità dell’istruzione.

I tessuti della nostra scuola sono corrosi da decenni da un “male oscuro”, che ha inquinato profondamente metodi e fini dell’educazione. La crisi della scuola (che riflette una società disorientata e insoddisfatta) affonda nella «pedagogia del malessere», la quale postula la ribellione alla famiglia in nome della morte del padre, il rifiuto della chiarezza e della logica classica, il disconoscimento meritocratico. Collettivismo educativo, formazione del “gregario massificato”, pedagogia libertaria, pregiudizi filoscientifici, l’inutilità delle lingue classiche, sociologismo d’importazione americana, tra i “feticci” della scuola del malessere, che hanno portato gradualmente ad una scuola antimeritocratica, socializzante, livellatrice, che ci ha ridotto, di peggioramento in peggioramento, ad essere una delle ultime nazioni d’Europa per qualità dell’educazione. Teoria magniloquente e tecnicismi didattici a confondere una realtà che è quella di una scuola povera, incapace di educare, scarsa sia sul piano docente sia su quello discente. Non è questa la scuola che vogliamo.

Per troppo tempo la scuola italiana è stata prima affare privilegiato della Democrazia Cristiana e poi ostaggio dell’assoluta egemonia culturale, burocratica e amministrativa della sinistra.

Si deve tornare ad imporre, innanzitutto un processo formativo scolastico EDUCATIVO dove al centro dell’attenzione formativa sta l’edificazione della coscienza di un uomo e di un cittadino, e la sua maturazione spirituale; visione questa antipodica al sistema formativo scolastico vigente (afferente al pensiero catto-comunista) che è quello FUNZIONALE, in cui tutto verte sul fornire allo studente delle abilità (skills) che gli permettano di coprire un ruolo nell’organismo lavorativo e sociale (in pratica l’educazione di una cellula). Ma il riassetto della complessa materia scolastica va però valutato e messo nelle mani di chi la scuola la conosce per davvero da dentro, perché vi opera e lavora, di chi è conscio di cosa significhi oggi entrare in classe e fare lezione. Perché la scuola non è fatta solo di apparati ma anche e soprattutto di uomini, uomini che formano e uomini che vengono formati; e quegli uomini che escono dalla scuola saranno il futuro dell’Italia. L’uomo da educare non può essere considerato solo come homo oeconomicus ed homo faber, perché prima di essere «lavoratore» o «artefice», l’uomo è anzitutto Uomo, essere integrale. Per questo sull’atteggiamento verso quegli uomini servono indicazioni forti, rigore e un urgente cambio d’indirizzo.

GENDER

La questione del gender o ideologia di genere non è, come si vorrebbe far credere in maniera interessata dai suoi propalatori, un argomento da paranoici e complottisti da liquidare come una “bufala”, ma un reale ed influente movimento di pensiero – con tanto di padri ideologici – nato negli Usa negli anni Sessanta del secolo scorso, che predica l’inesistenza delle differenze sessuali, l’indistinzione tra i cosiddetti “generi” visti come frutto di costruzioni sociali e culturali. Un processo su vasta scala di stregoneria antropologica e sociale che, dietro modalità surrettizie atte a confondere i piani (vedi per esempio la “lotta al bullismo”), coinvolge la fascia meno protetta della nostra società, i bambini (fin dalla tenera età), con pubblicazioni e attività orientate a liquidare l’identità sessuale e a crescere individualità a-morfe. Lì, nella scuola, il fronte principale su cui cimentarsi per smascherare questa abominevole opera di decostruzione e rimodellamento, con tutto il suo portato di interessi e lobbismo. Il legame tra genderismo e pratiche affaristiche criminali come l’utero in affitto è consequenziale, nel nome del tutto artificiale tutto mercificato.

La scuola non deve rendersi complice, come invece oggi fa per esempio con la “Carriera Alias”, che facendo proprio l’approccio affermativo alla disforia di genere consente agli studenti con una percezione identitaria confusa di farsi chiamare con un nome scelto diverso da quello anagrafico, trascritto sul registro elettronico. Ci si nasconde sotto l’ombrello politicamente corretto del totalitarismo dei “buoni sentimenti” per contrabbandare uniformità globalizzata formata dagli homines novi, che si manifestano (e vorrebbero generare) secondo il caso; atomi “emancipati” indotti a ritenere che ogni loro esigenza momentanea sia insindacabile e predominante nella loro delirante visione priva di leggi e di regole superiori e fondative di un ordine o di una comunità.

CONCLUSIONE

Sono ardui cimenti per uomini liberi, onesti e coraggiosi, che auspicano di trovare sul loro cammino volonterosi compagni di strada, forze giovani e competenti, che abbiano il bene comune della nostra Patria italiana ed europea, e delle sue Genti, come riferimento sulla propria bussola politica.

Al di sopra dei veleni, delle dicerie, del chiacchiericcio, delle cretinerie, dell’idiozia, ma soprattutto senza la necessità di compiacere alcuno e senza la preoccupazione di dispiacere a tutti.

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